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Consultorio Accreditato e Privato di Milano

Il tempo ci impone di fermarci e guardarci intorno Il tempo ci impone di fermarci e guardarci intorno. Solo con una pausa, oggi così rara, possiamo riflettere su ciò che è stato fatto, i mari solcati, le terre raggiunte. Possiamo sorridere a chi ci accompagna in questo viaggio professionale e salutare chi è partito verso nuovi progetti o ha concluso un percorso per iniziarne un altro, senza di noi, ma sempre con noi.
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All’alba di un nuovo anno, guardiamo a ciò che è tramontato e a quanto è diventato parte della nostra istituzione e del nostro lavoro. In Aied, il nostro impegno è sempre stato accogliere con attenzione, serietà e profondità, prendendoci cura dei più fragili, sostenendoli nelle gioie e nelle sofferenze verso nuove progettualità. Accompagniamo le persone attraverso le nostre conquiste, soddisfazioni, dolori e ambizioni. I nostri obiettivi sono gli stessi delle persone che incontriamo, in un reciproco scambio di energia che rafforza l’istituzione e la prepara a nuove sfide e bellezze.
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I muri della nostra istituzione, l’aria che si respira, le persone che lavorano e collaborano con noi a ogni titolo, con tempi e modalità diverse formano un tutto che è molto di più delle singole parti che lo compongono. È il valore aggiunto, la missione, la condivisione di pensieri ed emozioni, che ci consente di rispettare l’alterità e la diversità, fulcro del nostro lavoro.
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Ma ora bisogna fare un passo in più. Ora dopo aver costruito una base sicura, possiamo provare a spingerci oltre, perché siamo certi che quello che abbiamo fino ad oggi ottenuto, nessuno potrà portarlo via, anzi vuol essere modello per portarci più lontano.
Allora dobbiamo iniziare ad “uscire di casa” di più, dobbiamo spingerci verso nuove realtà, per incontrarle e conoscerle, andare su territori sconosciuti ed inesplorati, senza timore, senza paura. 
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Questo auguro alla nostra istituzione e a chi condivide con me questo incredibile viaggio: nuove aperture, nuovi incontri, perché l’incontro con l’altro è sempre e solo ricchezza, mai rinuncia e mai privazione. 
Il 2024 mi porta la certezza che il nostro equipaggio è pronto per salpare, e il 2025 ci indicherà “senza desiderio e senza memoria” per quali mari.
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#consultorioaiedmilano
In queste giornate di festa, tutto il team di AIED In queste giornate di festa, tutto il team di AIED Milano vi augura un Buon Natale e un Felice Anno Nuovo!
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AIED Milano vi informa che il consultorio sarà ch AIED Milano vi informa che il consultorio sarà chiuso per le vacanze natalizie a partire dal 23 dicembre 2024.
Il consultorio sarà aperto fino al 20 dicembre 2024. 
Tutte le nostre attività riprenderanno regolarmente martedì 7 gennaio 2025.
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Con la separazione, i genitori firmano degli accor Con la separazione, i genitori firmano degli accordi legali che regolano il tempo che ciascuno dovrà passare con i propri figli sia durante la settimana sia durante le festività annuali. Le vacanze di Natale, tra tutte, rappresentano il periodo più delicato dell’anno per i genitori separati: un periodo che può essere di forte pressione psicologica e che può alimentare dissapori e discussioni, soprattutto per chi coltiva rancori che ancora alimentano la conflittualità della coppia genitoriale. 
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È possibile dunque che il periodo che, secondo tradizione, porta felicità e sintonia, nella realtà aumenti il risentimento, il senso di rivendicazione, la tristezza per una unità familiare che non c’è più…e così cresce il pericolo che i genitori, attenti alle proprie posizioni e “ragioni”, perdano di vista l’interesse primario dei figli che è quello di vivere serenamente le festività, sentendosi amati da entrambe le figure di riferimento e senza sentirsi costretti a schierarsi con l’uno o con l’altro. È in questo periodo che va esercitato al meglio il concetto di bi-genitorialità e co-parenting, deponendo l’ascia di guerra e cercando di mettere i bisogni dei bambini davanti a tutto.
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Come si può cercare di garantire un clima sereno ai propri figli, anche quando la separazione ha lasciato dissapori?
Alcuni suggerimenti sono di non farsi vedere arrabbiati e tristi dal bambino, non osteggiare le chiamate dell’altro genitore, soprattutto se richieste dal bambino, farsi vedere interessati ai suoi programmi e alle esperienze vissute con l’altro genitore.
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La mediazione familiare è uno spazio che può certamente aiutare i genitori a gestire meglio questo momento, lavorando sulla collaborazione, sulle modalità di comunicazione e sulla costruzione di una relazione genitoriale che guardi a un futuro più sereno e cooperativo e che tuteli il diritto del bambino a una crescita equilibrata.
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The Holdovers - Alexander Payne . Narra le vicende The Holdovers - Alexander Payne
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Narra le vicende di cinque studenti di un facoltoso liceo statunitense negli anni 70, che si ritrovano a trascorrere in compagnia del loro professore, anche le feste natalizie. Il gruppo, a cui si aggiunge poi anche la cuoca che ha perso di recente il figlio in Vietnam, si trova ad approfondire la conoscenza condividendo il senso di solitudine e temi di confronto tra generazioni. Quando però alcuni studenti hanno l’occasione di andare via, Angus, non avendo ricevuto il consenso della madre poiché irraggiungibile, rimane solo in compagnia del professore e della cuoca. 
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Si ha così l’incontro forzato tra Angus e il professore Hunham: il primo cacciato da due scuole, che rischia l’accademia militare, l’intelligente che se si applicasse potrebbe fare di più, disperatamente solo; il secondo, rigido e severo, punito dal preside (per un’insufficienza data al figlio di un senatore) facendogli sorvegliare i ragazzi rimasti a scuola, sempre pronto a citare i classici su cui basa interpretazioni sulla vita e fortemente malinconico. Si susseguono litigi, tensioni, strappi alle regole e rivelazioni personali.
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☑ Perché lo consigliamo?
Ricorda in alcune sfumature, L’Attimo Fuggente, narrando anche un Natale caratterizzato da solitudine, amarezza, lutto ma che proprio per questo consente l’incontro emotivo e affettivo tra i personaggi che si possono quindi guardare al di là delle apparenze e dei pregiudizi. 
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Il cambiamento è una costante nella vita e spesso Il cambiamento è una costante nella vita e spesso una sfida difficile da affrontare. Non tutti reagiamo allo stesso modo: mentre alcuni lo accolgono con entusiasmo, altri faticano a superare la resistenza iniziale. Per affrontarlo in modo positivo, è essenziale sviluppare una mentalità flessibile, essere consapevoli di sé e imparare a gestire le emozioni.
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La paura dell'ignoto è una delle principali cause di resistenza. Tuttavia, il cambiamento non è sempre negativo: dietro ogni difficoltà può nascondersi un'opportunità di crescita. Ad esempio, un cambiamento nella carriera può spingerci a sviluppare nuove competenze o scoprire talenti nascosti.
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Affrontare il cambiamento richiede un approccio proattivo: invece di concentrarsi su ciò che si perde, è utile focalizzarsi su ciò che si può guadagnare. Accettare l'incertezza e la propria vulnerabilità aiuta a liberarsi dalla paralisi che accompagna il timore del cambiamento. Inoltre, il supporto di persone care o di un mentore può essere fondamentale in questi momenti.
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Gli errori vanno visti come opportunità di apprendimento. Ogni passo indietro ci prepara a fare meglio in futuro. La resilienza è fondamentale per superare le difficoltà: rimanere in piedi e imparare dalle esperienze ci rende più forti.
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L'approccio Rogersiano o approccio centrato sulla L'approccio Rogersiano o approccio centrato sulla persona, sviluppato da Carl Rogers all'interno suo libro "la terapia centrata sul cliente (1951), è un approccio terapeutico che pone al centro la persona e la sua esperienza soggettiva (chiamata campo fenomenico).
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Essa si basa su alcuni principi fondamentali che mirano a favorire il cambiamento e la crescita, aiutando la persona a sviluppare una maggiore consapevolezza di sé e del proprio funzionamento.
I principi chiave di questo approccio sono tre:
🔴congruenza: è la capacità del terapeuta di essere sempre presente e in contatto con se stesso. Questa qualità consente, poi, l'apertura all'altro e alla sua esperienza, così come la comprensione empatica del suo mondo interno. 
🔴accettazione positiva incondizionata: Il terapeuta offre un'accettazione e una comprensione senza giudizio. Questo tipo di accoglienza consente alla persona di esplorare liberamente i propri pensieri e sentimenti, favorendo un senso di sicurezza e fiducia.
🔴empatia: Il terapeuta cerca di entrare in contatto con l'esperienza soggettiva della persona, cercando di comprendere profondamente il suo punto di vista e di mettersi nei suoi panni, senza, però, mai confondere se stesso con l'altro.
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Secondo Rogers, la natura umana è positiva e orientata all'auto-realizzazione, ma esperienze negative o influenze esterne possono ostacolare questa tendenza innata. La terapia ha il compito di creare un ambiente sicuro per esplorare la propria autenticità, con il terapeuta come facilitatore e il cliente come protagonista attivo del cambiamento. L'uso del termine "cliente" anziché "paziente" rafforza questo concetto, sottolineando una relazione di parità e rispetto reciproco, in cui la persona non è vista come passiva o da "curare", ma come attivamente impegnata nel proprio percorso di crescita e autoguarigione.
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Madame Bovary - Gustave Flaubert . Madame Bovary d Madame Bovary - Gustave Flaubert
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Madame Bovary di Gustave Flaubert racconta la storia di Emma, una giovane donna insoddisfatta della sua esistenza monotona. Moglie di un medico di provincia, Emma cerca di sfuggire al grigiore quotidiano inseguendo passioni travolgenti, amori extra-coniugali e lussi materiali. Ma i suoi tentativi di dare un senso alla propria vita la imprigioneranno in un vortice di debiti e illusioni infrante, conducendola a un epilogo drammatico. 
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☑Perché lo consigliamo?
Emma Bovary incarna il desiderio di riempire un vuoto interiore che sembra incolmabile. Nel suo caso sono gli amanti, gli abiti costosi, i sogni irrealistici di felicità a darle l’illusione di una vita piena, ma ogni tentativo finisce per alimentare un vuoto ancora più profondo. 
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Queste dinamiche ricorrono frequentemente nella nostra società: spesso, per placare il senso di insoddisfazione, ricorriamo ad acquisti compulsivi (specialmente in momenti come il Black Friday), o ci rifugiamo in relazioni idealizzate o in altre forme di fuga. Ma ci fermiamo mai a chiederci cosa stiamo davvero cercando? Il vuoto che cerchiamo di colmare potrebbe rivelare bisogni più profondi. 
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La consapevolezza è il primo passo: fermiamoci, ascoltiamoci, proviamo a comprendere cosa ci manca davvero. Perché la soluzione non è mai “fuori”, ma sempre dentro di noi.
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Un conflitto può trasformarsi in un momento di ap Un conflitto può trasformarsi in un momento di apprendimento costruttivo? 
Ciò è possibile attraverso l’utilizzo di una buona comunicazione e delle tecniche di gestione dei conflitti. 
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Quando parliamo di buona comunicazione facciamo riferimento ad una comunicazione empatica, ossia alla capacità di vedere il mondo attraverso gli occhi di un’altra persona. Tre elementi centrali per avviare questo processo sono l’ascolto attivo, la comprensione e l’utilizzo di un linguaggio non verbale positivo.
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Oltre alla comunicazione empatica possiamo far riferimento alle tecniche di gestione dei conflitti. Una tecnica è la controversia costruttiva, che consiste nel regolare il proprio stato emotivo al fine di mettersi in una posizione di ascolto dell’altro, cercando di comprendere le preoccupazioni altrui e utilizzando entrambe le lenti per configurare meglio il problema.
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Altre tecniche sono la negoziazione e la mediazione: se la prima mira a creare congiuntamente un accordo per risolvere il conflitto, la seconda prevede una parte terza che cerca di mediare tra i due punti di vista. 
Tenendo a mente queste strategie, un conflitto può diventare un’occasione per esprimere il nostro pensiero, seppur divergente, e per aprirci ad un punto di vista differente che possa ampliare la nostra conoscenza. 
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L’agilità emotiva è una competenza psicologica L’agilità emotiva è una competenza psicologica fondamentale per mantenere l’equilibrio emotivo e affrontare sfide complesse. Non si tratta di “controllare” le emozioni, ma di riconoscerle, accettarle e integrarle in un processo decisionale consapevole. 
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Concettualizzata dalla psicologa Susan David, l’agilità emotiva si riferisce alla capacità di adattarsi a pensieri e sentimenti, accogliendoli senza giudizio. Questo approccio ci aiuta a evitare reazioni impulsive o autodistruttive, promuovendo un adattamento più sano alle sfide quotidiane e ai cambiamenti improvvisi.
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Come svilupparla in modo strategico?
🟡 Osservazione senza giudizio: accogliere le emozioni con neutralità, riconoscendole come normali segnali psicologici.
🟡 Accettazione consapevole: creare uno spazio di riflessione, evitando di sovraccaricarci di pensieri negativi o autocritiche.
🟡 Azione basata sui valori. allineare le nostre scelte ai valori fondamentali, per favorire un senso di autenticità e direzione. 
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L’agilità emotiva rappresenta una strategia essenziale per la gestione dello stress e l’evoluzione personale e professionale. Lavorare su questa abilità ci permette di essere più resilienti e presenti, promuovendo uno stato di benessere e una maggiore capacità di fronteggiare sfide e complessità.
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25 Novembre 2024 - Giornata internazionale per l'e 25 Novembre 2024 - Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne
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Ragazze sul ponte - Edvard Munch (1902)
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In occasione della giornata di oggi, l' AIED Milano si affida alle parole della Dott.ssa Fernanda Sibilio, Presidentessa della sezione, per un momento di riflessione aperto e condiviso su un tema che, per tutto il 2024, ha suscitato timore, dolore e sgomento.
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Quest’opera di Edvard Munch, attualmente esposta al Palazzo Reale di Milano per la mostra dedicata all’artista, ci piace pensare possa rappresentare il nostro messaggio: le ragazze sono insieme, con uno sguardo rivolto al futuro e un’attenzione verso il mondo circostante. Stanno su un ponte, simbolo di legame, di unione, di quei legami tra donne che ispirano e diffondono esempi virtuosi e positivi.
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Di fronte al disagio attuale, sentiamo la responsabilità di andare oltre le semplici indignazioni e promuovere un legame di “sorellanza”, come suggerito dall’opera di Munch. È un impegno che portiamo avanti con le nostre attività: formazione, informazione e prevenzione nelle scuole con gli adolescenti, serate a tema per genitori e cittadini, e un costante orientamento verso l’altro, fonte di conoscenza e scoperta di valori propri e condivisi.
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In questo scenario si muove oggi l’AIED, saper dire no! a chi vuole farci distogliere questo sguardo da un futuro di solidarietà e condivisione.
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Hikikomori, dal giapponese “stare in disparte” Hikikomori, dal giapponese “stare in disparte”, è un termine utilizzato per riferirsi a chi decide di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi richiudendosi nella propria abitazione senza avere alcun contatto con il mondo esterno. Riguarda soprattutto i giovani ed è un fenomeno che sta avendo una grande risonanza anche in Italia per l’elevato numero di adolescenti che si chiudono in casa e lasciano la scuola (oltre 60mila secondo i dati riportati da Marco Crepaldi, psicologo e presidente dell’associazione “Hikikomori Italia”). 
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Un momento critico sarebbe proprio quello del passaggio dalla scuola secondaria di primo e quella di secondo grado, corrispondente ai 14 – 15 anni, fase complessa anche per i diversi compiti evolutivi che i ragazzi si trovano ad affrontare.  Le famiglie, come in tutti i casi di disagio adolescenziale, hanno un ruolo, ma non ci sono colpevoli: si tratta di un disagio adattivo sociale che riguarda diversi fattori tra caratteriali (tra cui sensibilità personale, abilità sociali), familiari (come un rapporto altamente conflittuale con i genitori), scolastici (storie di bullismo) e sociali (pressione sociale alla realizzazione e al successo). 
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E internet? Come riporta anche Crepaldi, sarebbe un errore pensare che internet, videogiochi e smartphone possano essere la causa diretta di questo problema. “Internet” può avere contribuito allo sviluppo di nuovi disagi, ma le cause della disconnessione dalla quotidianità scolastica e sociale riguardano fattori sociali, la vergogna e l’inadeguatezza sperimentate rispetto ai propri ideali, le dinamiche familiari e le richieste prestazionali di una società sempre più individualistica e competitiva. 
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Inoltre, i dati riportati recentemente da La Repubblica, in un articolo della giornalista Allegra Zanni, evidenziano un altro elemento importante che riguarda la capacità di risposta dei servizi pubblici per la salute mentale dei giovani: i posti disponibili in neuropsichiatria infantile sono drammaticamente pochi (“403 in Italia e cinque regioni non ne hanno neanche uno”) per rispondere ad un fenomeno di questa portata.
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